Università – Le “promesse della quarantena” del ministro Manfredi agli studenti

In situazioni emergenziali è sempre abbastanza facile cedere a vaghe promesse, sicurezze per un futuro che ancora non si può nemmeno intravedere, aggrapparsi a un leader politico o un esperto che ci dia tutte le risposte e ci confermi che “andrà tutto bene”. Finita questa emergenza, un compito primario della sinistra dovrà essere quello di ri-analizzare tutta la società, i rapporti di classe, le nuove norme e la nuova “normalità” alla quale saremo abituati, volenti o nolenti. Tra queste c’è il grosso tema di una intera categoria sociale: gli studenti universitari.

Vessati da anni di politiche che li hanno ignorati, o nel migliore dei casi hanno tagliato i fondi destinati a loro, questi studenti si sono visti passare davanti agli occhi la bellezza di sei diversi Ministri dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in appena dieci anni, alcuni durati così poco o così poco incisivi che nemmeno ci si ricorda il loro ruolo istituzionale. Infine, dall’ultimo governo in avanti il Ministero è stato sdoppiato: ora siede al tavolo del Ministero dell’Università e della Ricerca il professor Gaetano Manfredi (ex rettore dell’Università Federico II di Napoli, ex presidente della Conferenza dei Rettori Universitari Italiani), mentre il Ministero dell’Istruzione è stato assegnato a Lucia Azzolina.

Il tessuto sociale di tutto il mondo è stato messo in ginocchio da un lockdown globale. In Italia, tra i primissimi che ne hanno subito gli effetti ci sono stati gli studenti universitari. Molti indicano come l’inizio del lockdown i primi di marzo, quando il Governo ha varato le prime vere misure emergenziali, ma gli studenti universitari di tutta la Lombardia e via via di tutta la nazione non seguivano più le lezioni e non studiavano già più in biblioteca dal 20 febbraio.

Tra i diversi politici ed esperti che si sono conquistati un posto davanti alle telecamere e che hanno riempito le pagine dei giornali possiamo annoverare, per quanto in ritardo rispetto a molti suoi colleghi, il Ministro Manfredi. Molte sono state infatti le posizioni politiche prese dal Ministro, che spesso sono state messe in ombra da notizie più concrete e contingenti, come quando si sperava ancora che si sarebbe potuti tornare a studiare e lavorare regolarmente dopo qualche settimana di chiusura.

Diverse sono state le “promesse della quarantena” che Manfredi ha fatto a tutti gli studenti, i ricercatori e i professori universitari italiani. Quando l’emergenza sarà finita, sarà bene ricordarsele e chiedere che tutte queste vengano attuate.

 

Superamento del numero chiuso

In una intervista rilasciata al quotidiano cattolico “Avvenire” lo scorso 7 aprile [1], il Ministro Manfredi si è leggermente sbottonato sull’ipotesi di un “superamento” del numero programmato a Medicina e a tutte le altre lauree ad accesso programmato. Nel contesto della promessa di un piano di investimenti che possa aumentare il più possibile l’offerta didattica, Manfredi si è dimostrato possibilista sull’aumento del numero di studenti iscritti: “La strada politica – citiamo le sue parole –  è quella del massimo accesso all’università” [1]. Parole comunque in contrasto con quanto affermato poche settimane prima, in una intervista dell’11 marzo al “Corriere della Sera”, dove risponde con un secco “no” alla eventualità di una eliminazione del numero chiuso a Medicina [2].

Il tema del numero programmato e della sua eventuale abolizione (riguardante quello di Medicina da un lato, e quello di tutte le altre Facoltà ad accesso programmato dall’altro) è sempre stato divisivo, ed è sempre stato utilizzato in maniera politica senza una vera e propria volontà di una sua rimodulazione. Ricordiamo quando esplose la discussione durante lo scorso governo Salvini-Di Maio, quando Matteo Salvini sposò la causa dell’abolizione del numero programmato a Medicina [3]. Posizione che, differentemente da molte altre, sembra aver mantenuto, confermandola durante un’intervista a “Telelombardia” dello scorso 12 marzo [4]. In questa intervista ha comunque ribadito il suo accordo a tutti gli altri numeri programmati presenti in altre Facoltà italiane.

Il tema del numero programmato a Medicina, così come in tutte le altre Facoltà che ne sono coinvolte, è balzato alle cronache, quando tutti si sono resi conto che il numero di medici, infermieri e specialisti di virologia era molto inferiore al numero necessario per affrontare questa emergenza. Sono state adottate misure tampone come richiamare medici dalla pensione, creare posti di lavoro (con contratto a tempo determinato) improvvisi, chiedere aiuto ad altri stati (dalla Romania alla Russia, passando per la Germania, Cuba e la Cina).

Se non un’abolizione secca del numero programmato a Medicina, si rende ora più che mai necessaria una profonda riflessione sul significato di numero programmato in Italia, e una precisa presa di posizione da parte delle autorità governative italiane, che non possono continuare a veleggiare tra possibilità e rifiuti in base all’intervistatore che si trovano davanti. Da parte nostra permane la volontà di abolizione del numero programmato a Medicina, impossibilità di estendere il numero programmato nelle altre Facoltà, una serie di investimenti mirati in strutture e personale per permettere a tutti gli studenti e le studentesse italiane che vogliono studiare di poterlo fare, senza limitazioni.

In ogni caso va segnalato che dal prossimo anno il numero programmato a Medicina verrà innalzato di altri 2.000 posti, passando da 11.500 a 13.500 [5].

 

Aumento della No Tax Area e rimodulazione del calcolo dell’ISEE

Continuando con la rassegna di promesse dichiarate ai giornali da parte del Ministro dell’Università Manfredi, citiamo un articolo di “Repubblica” del 23 aprile scorso, dove il Ministro, commentando i dati dell’aumento del numero di iscritti nell’ultimo anno accademico, fa una riflessione sul prossimo [6]. Sicuramente ci saranno grosse difficoltà per molte famiglie e studenti, iscriversi all’università non è mai stato facile in Italia (e lo dimostra il fatto che siamo il penultimo paese in Europa per numero di laureati, poco sopra la Romania [7]) e molti rinunceranno a questo sogno il prossimo anno.

Per questo motivo il Ministro pensa che sia necessario un innalzamento della No Tax Area per gli studenti con ISEE bassi, oltre che una rimodulazione del calcolo degli ISEE per permettere un maggior afflusso di studenti alle università. Riteniamo che questa azione, a meno che non sia obbligata dal Governo, sarà di impossibile attuazione nelle diverse università italiane, dove l’autonomia amministrativa e fiscale progetterà le casse dei singoli atenei.

Una nota positiva la si può intravedere all’Università degli Studi di Milano, la Statale, dove la lista di rappresentanza studentesca d’Ateneo Sinistra Universitaria – UDU Statale, con la quale la nostra organizzazione intrattiene ottimi rapporti e ha tra le sue fila diversi nostri militanti, rappresentanti degli studenti e dirigenti di questa organizzazione, è stata strappata lo scorso marzo una importante riforma. Dopo tre anni di contrattazione sindacale, siamo stati in grado di ottenere una riforma che ha preso in considerazione tra le varie anche la No Tax Area, che dal prossimo anno accademico passerà da 16.000 a 20.000 euro, aiutando quasi 13.000 studenti (secondo i calcoli stimati dall’Università Statale) a iscriversi all’università senza dover pagare la retta universitaria. Inoltre, sempre a partire dal prossimo anno accademico, ci sarà una rimodulazione e un abbassamento delle tasse per tutti gli studenti con ISEE fino a 40.000 euro [8]. Una sicura vittoria di chi si batte per l’università pubblica e gratuita, una vittoria che vogliamo sperare venga presa in considerazione e attuata in tutte le università italiane. Se così non fosse, il numero di studenti che il prossimo anno saranno in grado di iscriversi o anche solo di pagare la retta dell’anno successivo saranno sicuramente meno, per via delle ovvie contrazioni economiche che il lascito di questa crisi avrà su tutta l’economia nazionale. Anche solo guardando da un lato puramente economico, le università italiane potrebbero subire un drastico calo di entrate economiche date dalla contribuzione studentesca. Alla riduzione delle tasse e l’aumento delle No Tax Area sarà necessario affiancare un sostanzioso aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario, cioè il denaro che lo Stato dà alle università pubbliche per potersi sostentare.

 

Lauree abilitanti

La situazione emergenziale ha obbligato il Ministro Manfredi a rendere abilitante la laurea di Medicina, per cercare di sopperire al basso numero di medici che potessero operare in questa situazione. Questa misura ha fatto dibattere sull’eventualità di fare diventare abilitanti anche altre lauree, come Odontoiatria e Farmacia, ma non solo. Queste riflessioni sono state esplicitate durante l’audizione alla Commissione Cultura della Camera del 22 aprile da parte del Ministro [9].

Poter entrare nel mercato del lavoro e dare un contributo utile alla società e alla ricerca medica senza dover attendere ulteriormente, dover fare altri esami abilitanti e rischiare di non essere accettati è sicuramente un passaggio positivo per il mondo del lavoro e il rapporto tra questo e il mondo dell’istruzione universitaria. Riprendiamo anche le parole di Enrico Gulluni, coordinatore nazionale di UDU – Unione degli Universitari, il quale a ridosso della dichiarazione di Manfredi ha detto: “Rendere la laurea abilitante è una delle battaglie storiche che come rappresentanti degli studenti abbiamo condotto e per quanto questo provvedimento sia un passo avanti non è ancora abbastanza. Bisogna infatti evitare che anche con la laurea abilitante gli studenti debbano comunque continuare pagare il costo dell’abilitazione di 400 euro al pari di quando l’esame veniva svolto.” [10]

 

Borse di specializzazione

All’interno del largo dibattitto sulla precaria condizione del Servizio Sanitario Nazionale il tema delle borse di specializzazione è di nuovo tra i primi punti alla discussione: il Ministro Manfredi ne ha promesse almeno 5.000 in più rispetto allo scorso anno (inizialmente 9.000, per poi ritrattare poco dopo [11]), ma il problema rimane. Se infatti le borse di specializzazione devono poter essere date a tutti gli studenti laureati che parteciperanno al prossimo concorso, queste dovrebbero essere più del doppio, 13.000 almeno. Il problema però non finisce qui, dato che questo concorso non si sa come e quando verrà fatto: praticamente impossibile ora pensare di testare 22.000 candidati fisicamente, oltre al fatto che non c’è la volontà di fare online questi test.

 

Didattica online

Un tema che meriterebbe un articolo a se stante, quello della didattica online o didattica digitale è una delle principali novità che questa emergenza sanitaria ha portato con sé. Passando da centinaia di piccoli problemi, come il ritorno in auge e in maniera ancora più plateale del baronato universitario, con professori che a settimane dall’inizio dell’emergenza e della chiusura delle università si ostinavano sdegnosamente a non voler trasportare la loro didattica in forma online, o al massimo riducendo i propri corsi universitari a semplici slide senza commento, un bassissimo livello di coordinazione tra professori e tra diversi enti universitari sul modo in cui erogare questo tipo di didattica, e altri problemi di cui non tratteremo qui, ma che lasciamo a questo lungo documento scritto dai militanti di Sinistra Universitaria – UDU Statale [12].

Problemi che si aggiungono a molti altri che riguardano tutti gli studenti: impossibile dichiarare con sincerità che tutti gli studenti universitari italiani siano in possesso di un computer personale e performante, di una connessione internet stabile e non condivisa con troppi coinquilini o familiari, di case silenziose e tranquille dove poter studiare e ascoltare le lezioni online. Questo “digital divide” potrebbe però avere anche dei lati positivi: sono sicuramente molti di più gli studenti che hanno vari problemi a frequentare assiduamente le lezioni frontali (lavoro a tempo pieno, lontananza dal luogo di studio, disabilità fisiche impossibilitanti, confinamento a casa etc…), quindi un ripensamento dell’attività didattica in forma “blended”, quindi in parte online e in parte in presenza, potrebbe essere una misura non solo contingente e che verrà attuata solo fino ad emergenza finita. Il Ministro Manfredi sembra essere nuovamente possibilista riguardo questa proposta, di nuovo non lanciandosi in considerazioni troppo ardite in merito [13].

 

Conclusione

Una pandemia globale contro la quale nessuno era pronto od attrezzato adeguatamente ha svelato, in maniera ancora più chiara di quanto già molti non avessero fatto notare, le contraddizioni, gli errori e le mancanze di un tessuto universitario che, non riuscendo a legarsi organicamente con il mercato del lavoro, porta con sé problemi sia contingenti sia che si ripresenteranno negli anni a venire.

Le promesse del Ministro Manfredi come abbiamo notato sono varie, ma spesso generiche e ancor peggio insufficienti in diversi punti. È necessario che si lavori ogni giorno, in questo periodo ancora più del solito, per fare in modo che queste contraddizioni, ora impossibili da tacere, diventino presto un tema di pubblico dibattito, per poter essere superate e risolte, aiutando questa categoria tanto spesso abbandonata a se stessa, quando in realtà affamata di diritti e maggiore considerazione.

 

Fonti:

[1] https://www.avvenire.it/attualita/pagine/manfredi-universita-regge-nessun-giovane-perdera-tempo

[2] https://www.corriere.it/scuola/universita/20_marzo_11/manfredi-medicina-quest-anno-13500-posti-piu-borse-le-specializzazioni-6738d3ea-63bb-11ea-9cf4-1c175ff3bb7c.shtml

[3] https://www.sanitainformazione.it/politica/numero-chiuso-a-medicina-salvini-rilancia-labolizione-e-sposa-la-proposta-del-rettore-unife-zauli-che-vuole-sperimentare-lo-stop-ai-test/

[4] https://www.orizzontescuola.it/coronavirus-salvini-rivedere-numero-chiuso-medicina-limitare-accesso-ad-altre-facolta/

[5] https://www.ilsole24ore.com/art/medicina-resta-numero-chiuso-ma-conquista-altri-2mila-posti-AD3yAnE

[6] https://www.repubblica.it/scuola/2020/04/23/news/universita_-254793530/

[7] https://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/altrenews/2020/04/22/eurostat-italia-si-conferma-penultima-in-ue-per-laureati-_bf72a534-d540-415b-9268-9d2b5a471679.html

[8] https://www.facebook.com/su.udustatale/posts/902129073578930

[9] https://www.ansa.it/canale_legalita_scuola/notizie/scuole/2020/04/23/tornano-a-crescere-iscritti-negli-atenei_239382de-7bd0-4333-bcfa-98a5bc6dc9bb.html

[10] https://www.orizzontescuola.it/udu-laurea-abilitante-medicina-e-solo-primo-passo-abbattere-costi-abilitazione/

[11] https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/16/coronavirus-mancano-i-medici-ma-ritarda-laumento-delle-borse-di-specializzazione-promesse-5mila-in-piu-ne-servono-almeno-il-doppio/5768348/

[12] https://issuu.com/su.udustatale/docs/documento_didattica_digitale_milano_statale?fbclid=IwAR0BdTvPPQe8IwzBWaGpWEtxAl9wGVkxJ5Wvu8edhJ13BZ-cl4MWJgcoGcc

[13] https://www.fanpage.it/politica/intervista-manfredi-a-fanpage-it-non-sospendiamo-progetto-erasmus-corsi-online-nella-prima-fase/

 

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